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Pagine di promozione culturale e turistica

La Parrocchia di Sant'Eustachio Martire


Parroco: Don Magloire Nkounga Tagne
Indirizzo: Strada Frentana - 67030 - Campo di Giove (Aq) 
Contatti: (e.mail) parrocchiasanteustaematteo@gmail.com
Tel. 0864.40761 Cell. 348.4787141
Sito web della Parrocchia: Parrocchia di Sant'Eustachio Martire
Sito web della Diocesi: http://www.diocesisulmona.it/


APPUNTAMENTI

Ogni giovedì alle 15:45 - Esposizione del Santissimo Sacramento per l'Adorazione Eucaristica silenziosa e guidata 

Ogni mese - Adorazione Eucaristica (con date fissate di volta in volta)

Mercoledì 26 luglio
- Festa di Sant'Anna, Pellegrinaggio al Santuario della SS. Trinità di Vallepietra (Rm)


Martedì 1 agosto
- Preparazione alla Consacrazione alla Madonna nella chiesa di San Rocco (dopo la S. Messa delle 08:00)


Mercoledì 9 agosto
- Inizio Novena a San Rocco e Sant'Emidio


Martedì 15 agosto
- Festa di Maria Assunta in Cielo


Mercoledì 16 e giovedì 17 agosto
- Feste di San Rocco e Sant'Emidio


Sabato 19 agosto
- Pellegrinaggio alla Madonnina di Coccia


Martedì 22 agosto
- Festa di Maria Santissima Regina, consacrazione alla Madonna


Per il Sacramento della Confessione, il Parroco può essere contattato al suo numero di cellulare: 3484787141



Lettera di benvenuto del Parroco




Il Parroco Don Magloire insieme a 
S.E. Angelo SPINA  
(foto tratta dal sito della diocesi:
 http://www.diocesisulmona-valva.it/)
"Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura" (Mc 16,15).

Questo breve versetto del Vangelo secondo Marco, trova nello spazio dedicato alla parrocchia, nel sito campodigiove.org, una delle tante attuazioni pratiche per diffondere la speranza cristiana presente nel Vangelo e far arrivare nelle case dei nostri paesani e dei turisti le iniziative che la parrocchia propone ogni periodo dell'anno.

La nostra piccola comunità parrocchiale, vorrebbe sempre più essere luogo di incontro e di comunione per promuovere i valori cristiani e quindi umani che nella nostra società sembrano sfumarsi sempre più, ma anche e soprattutto luogo dove incontrare il Signore, attraverso la Parola di Dio, la preghiera, i Sacramenti e la mediazione dei fratelli.


C'è chi stigmatizza l'uso di internet considerandolo soltanto uno strumento nocivo e pericoloso; in realtà, anche dagli insegnamenti della Chiesa si evince che ogni strumento della tecnologia che promuove il progresso dell'uomo con mezzi che non ne offuscano la dignità e la umanità è da considerarsi lecito e, soprattutto nel caso di internet, ottimo mezzo per la comunicazione e la diffusione dei valori evangelici. 

Nel quadro sociale odierno, non navigare su internet significherebbe restare fuori da una parte considerevole di mondo che a suo modo è anch'esso assetato di felicità e nutre il profondo desiderio di incontrare Qualcuno che possa donare pace e gioia. 
Chi, come noi, ha trovato in Gesù Cristo tutto questo, non può affatto tenere per sè un dono così prezioso ma al contrario non si è mai tranquilli finché tutti non sappiano che Cristo è la pace, la gioia, la pienezza di vita che ognuno cerca. 

Questi, credo siano i motivi che ci spingono a promuovere con gioia, l'iniziativa presa da Antonio ringraziandolo per l'ottimo servizio di informazione che con il suo sito fa ai tuiristi e a noi del paese. Che altro dire, cercheremo di inserire presto il piano pastorale della Parrocchia e nei vari periodi dell'anno, anche se non molte, tutte le attività particolari che si faranno.
Il tutto per la maggior gloria di Dio!
Il parroco

Orari delle funzioni religiose

OTTOBRE - APRILE
Feriali:
ore 16:30 S. Rosario
e Vespri (Chiesa di Sant'Eustachio)
ore 17:00 S. Messa (Chiesa di Sant'Eustachio)



Festivi:
ore 08:30 S. Messa (Chiesa di Sant'Eustachio)

ore 11:00 S. Messa (Chiesa di Sant'Eustachio)
ore 16:30 S. Rosario e Vespri (Chiesa di Sant'Eustachio)
ore 17:00 S. Messa (Chiesa di Sant'Eustachio)

 
MAGGIO - SETTEMBRE
Feriali:
ore 17:30 S. Rosario e Vespri
(Chiesa di Sant'Eustachio)
ore 18:00 S. Messa
(Chiesa di Sant'Eustachio)

Ogni giovedì ore 17:15 Adorazione Eucaristica (Chiesa di Sant'Eustachio) 


Festivi:
ore 08:30 S. Messa (Chiesa di San Matteo)

ore 11:15 S. Messa (Chiesa di Sant'Eustachio)
ore 17:30 S. Rosario e Vespri (Chiesa di Sant'Eustachio)
ore 18:15 S. Messa
(Chiesa di Sant'Eustachio)




Discorso del Parroco rivolto al Vescovo, Mons. Angelo Spina, in occasione della Visita Pastorale 30 settembre - 4 ottobre 2014



Eccellenza Reverendissima,

La sua presenza in mezzo a noi, campogiovesi, in questo giorno storico, esprime fortemente la sua carità pastorale, quelle che ha contrassegnato il suo episcopato sin dal lontano 2007 quando il santo Padre La scelse e La mandò quale Pastore proprio di questo popolo sulmonese e valvense. 



Grazie a Dio Altissimo che L’ha mandato per unire il suo popolo sotto la stessa croce, trionfo dell’Amore di Dio, nonché pegno di salvezza per tutto il genere umano. 



La sua visita, Eccellenza, è davvero un evento di grazia, perché, oggi a differenza degli altri giorni, tutta la cittadinanza dice: “Benedetto colui che viene nel nome del Signore”. Benedetto perché Colui che La manda è in eterno Benedetto e vuole che il suo popolo sia salvo. Questa volontà salvifica del Padre impregna tutta la sua presenza qui in mezzo a noi. Solo in questa cornice soteriologica è possibile leggere bene e comprendere sufficientemente la sua visita odierna.



Questo popolo, che Lei mi ha affidato porgendomi il grembiule di servo, di aiutante nel suo ministero episcopale, ha bisogno di Lei. Lo conosco da 387 giorni, sono pochi, certo, però sono sufficiente per cogliere il forte desiderio che ha del suo Pastore proprio, il Vescovo, la Guida, il Padre che ama i suoi figli. Santa Teresa dice che la Chiesa ha un cuore che ama, un cuore che brucia d’amore. 



E Lei, Eccellenza è venuto a fare battere questo cuore in favore di questo popolo. 



Mi consola sinceramente l’idea che Lei conosce meglio di me questi fedeli. Li ha visitati in varie occasioni; Li ha aiutati nella ristrutturazione di questo Tempio santo di Dio, ovvero la Chiesa parrocchiale di sant’Eustachio Martire dove siamo ora riuniti; ogni anno Lei celebra nell’oasi di san Francesco l’incontro estivo delle famiglie; ogni anno i sacerdoti insieme a Lei vivono assiduamente gli esercizi spirituali, sempre all’Oasi di san Francesco; ancora, da circa due anni, nel mese di gennaio s’incontra con i giovani sacerdoti per trascorrere una giornata di fraternità e di preghiera nella medesima struttura campogiovese. 



Grazie di onorare egregiamente questa nostra terra.



Dicevo, Eccellenza, questo popolo ha bisogno di Lei, perché vuole la salvezza, la brama, la desidera fortemente. La frequenza alla Santa Messa domenicale; la partecipazione gioiosa alle feste dei santi; la ricerca quasi quotidiana del parroco per il sacramento delle riconciliazione o per un consiglio sono segni che non ingannano. 



Siamo 831 residenti, 419 nuclei familiari, ci conosciamo tutti, perciò l’esigenza di un rapporto umano sereno. L’ago della bilancia di tale rapporto  è il rispetto nella fiducia reciproca. Il rispetto, che in questo caso, significa cogliere la presenza dell’altro o accogliere il compaesano quale dono di Dio, cioè manifestazione del Suo Amore supremo. Questo aspetto antropologico ha bisogno di risanamento profondo. 



In questo primo anno del mio parrocato, ho cercato di fare leva su questa dimensione esistenziale, che, a mio modo di vedere, e credo anche oggettivamente, è il terreno fecondo dove attecchisce meglio la Parola di Dio e favorisce una fede vissuta realmente, senza fronzoli, fino a diventare “innamorati di Dio”, invece di essere degli eterni “ammiratori di Dio.



Eccellenza, questo mio balbettio nella guida pastorale di questo popolo di Dio ha bisogno della Sua forza lungimirante; ha bisogno del suo leitmotiv ormai celebre “In caritate coniuncti”; perché solo con Lei il cammino comunitario parrocchiale acquista la sua vitalità all’insegna della volontà di Dio, di cui Lei è la conferma e l’immediato garante. 



Questa sera, insieme al mio popolo, voglio ascoltarLa e in questi giorni seguirla per cogliere il gemito dello Spirito Santo che soffia con la sua presenza.



Eccellenza reverendissima, benvenuto in mezzo a noi, accetti che io Le dica che è casa sua e può disporre di noi a suo piacimento in questi giorni, durante i quali visiterà le nostre case, incontrerà fratelli e sorelle che rappresentano varie realtà del territorio. Grazie del suo tempo che ci consacra, grazie per il nutrimento della Parola che ci darà.



Di nuovo, Benvenuto Eccellenza Reverendissima, con un termine popolare, direi, si accomodi davvero!




Don Magloire Nkounga
 


SEZIONE VIDEO

Di seguito alcuni video inerenti la vita della parrocchia (festività patronali, discorsi del Parroco etc.).





APPROFONDIMENTI
(testo ed immagini tratte da: http://www.santiebeati.it)

SANT'EUSTACHIO MARTIRE


Il ricco, vittorioso generale Placido, benché pagano, era per sua natura una persona spinta a fare grandi beneficenze, come il centurione Cornelio. La leggenda racconta che un giorno (100-101) andando a caccia, inseguì un cervo di rara bellezza e grandezza e quando questi si fermò sopra una rupe e volgendosi all’inseguitore, aveva tra le corna una croce luminosa e sopra la figura di Cristo che gli dice: “Placido perché mi perseguiti? Io sono Gesù che tu onori senza sapere”. 

Riavutosi dallo spavento, il generale di Traiano decise di farsi battezzare prendendo il nome di Eustachio o Eustazio e con lui anche la moglie e i due figli con i nomi di Teopista, Teopisto e Agapio. 

Ritornato sul monte, riascoltò la misteriosa voce che gli preannunciava che avrebbe dovuto dar prova della sua pazienza. E qui iniziano i guai, la peste gli uccide i servi e le serve e poi i cavalli e il bestiame; i ladri gli rubano tutto.

Decide di emigrare in Egitto, durante il viaggio non potendo pagare il nolo, si vede togliere la moglie dal capitano della nave che se n’era invaghito. Ridisceso a terra prosegue il viaggio a piedi con i figli, che gli vengono rapiti uno da un leone e l’altro da un lupo, ma poi salvati dagli abitanti del luogo; i due ragazzi crescono nello stesso villaggio senza conoscersi.

Rimasto solo, Eustachio si stabilisce in un villaggio vicino chiamato Badisso, guadagnandosi il pane come guardiano, sta lì per 15 anni, finché avendo i barbari violati i confini dell’Impero, Traiano lo manda a cercare per riportarlo a Roma.

Di nuovo comandante delle truppe, arruola soldati da ogni luogo; così fra le reclute finiscono anche i suoi due figli, robusti e ben educati, al punto che Eustachio sempre non riconoscendoli, li nomina sottufficiali, tenendoli presso di sé. 

Vinta la guerra, le truppe sostano per un breve riposo in un piccolo villaggio, proprio quello in cui vive coltivando un orto, Teopista, che era rimasta sola dopo la morte del capitano della nave e abitando in una povera casupola; i due sottufficiali le chiedono ospitalità, e nel raccontarsi le loro vicissitudini, finiscono per riconoscersi come fratelli, anche Teopista li riconosce ma non lo dice, finché il giorno dopo presentatasi al generale, per essere aiutata a rientrare in patria, riconosce il marito, segue un riconoscimento fra tutti loro e così la famiglia si ricompone.

Intanto morto Traiano, gli era succeduto Adriano (117), il quale accoglie il vincitore dei barbari con feste e trionfi. Però il giorno dopo si doveva partecipare al rito di ringraziamento nel tempio di Apollo ed Eustachio si rifiuta essendo cristiano; l’imperatore per questo lo condanna al circo insieme ai suoi familiari (140); ma il leone per quanto aizzato non li tocca nemmeno e allora vengono introdotti vivi in un bue di bronzo arroventato, morendo subito, ma il calore non brucia loro nemmeno un capello. 

I cristiani recuperano i corpi e gli danno sepoltura, in questo luogo dopo la pace di Costantino (325) fu eretto un oratorio, dove venivano celebrati il 1° novembre. 

Questa leggenda ebbe una diffusione straordinaria nel Medioevo e ci è pervenuta in molte redazioni e versioni greche, latine, orientali e lingue volgari, quasi tutte le europee, diverse nei particolari ma concordanti nella sostanza. 

La leggenda presenta assonanze ricorrenti nell’agiografia cristiana e nella novellistica popolare; il racconto del cervo compare anche nelle ‘Vite’ di molti santi cristiani e ha radici nella letteratura indiana; le avventure familiari di Eustachio sono un motivo ricorrente in India passato poi nell’antica letteratura greca, araba, giudaica e altre leggende cristiane. 

Il culto per il martire Eustachio e familiari è antichissimo e innumerevoli sono le chiese, citazioni, racconti, documenti, ecc. in cui compare il suo nome, già agli inizi del secolo VIII. La sua festa inizialmente al 1° novembre fu spostata al 2 novembre, quando fu istituita la festa di Tutti i Santi e poi dopo l’inserimento della Commemorazione dei Defunti, fu spostata al 20 settembre, data che compare già negli evangeliari dalla metà del sec. VIII. 

È protettore dei cacciatori e guardiacaccia e della città di Matera. Il nome deriva dal greco ‘Eystachios’ e significa “producente molte e buone spighe”.




Etimologia: Eustachio = ricco di spighe, dal greco
Emblema: Palma
Martirologio Romano: A Roma, commemorazione di sant’Eustachio martire, il cui nome è venerato in un’antica diaconia dell’Urbe. 




SAN MATTEO EVANGELISTA


Matteo, chiamato anche Levi, viveva a Cafarnao ed era pubblicano, cioè esattore delle tasse. 

Seguì Gesù con grande entusiasmo, come ricorda San Luca, liberandosi dei beni terreni. 

Ed è Matteo che nel suo vangelo riporta le parole Gesù:"Quando tu dai elemosina, non deve sapere la tua sinistra quello che fa la destra, affinché la tua elemosina rimanga nel segreto... ". 

Dopo la Pentecoste egli scrisse il suo vangelo, rivolto agli Ebrei, per supplire, come dice Eusebio, alla sua assenza quando si recò presso altre genti. 

Il suo vangelo vuole prima di tutto dimostrare che Gesù è il Messia che realizza le promesse dell' Antico Testamento, ed è caratterizzato da cinque importanti discorsi di Gesù sul regno di Dio. 

Probabilmente la sua morte fu naturale, anche se fonti poco attendibili lo vogliono martire di Etiopia.

Non si capisce subito il disprezzo per i pubblicani, ai tempi di Gesù, nella sua terra: erano esattori di tasse, e non si detesta qualcuno soltanto perché lavora all’Intendenza di finanza. 

Ma gli ebrei, all’epoca, non pagavano le tasse a un loro Stato sovrano e libero, bensì agli occupanti Romani; devono finanziare chi li opprime. E guardano all’esattore come a un detestabile collaborazionista. 

Matteo fa questo mestiere in Cafarnao di Galilea. Col suo banco lì all’aperto. Gesù lo vede poco dopo aver guarito un paralitico. Lo chiama. Lui si alza di colpo, lascia tutto e lo segue. Da quel momento cessano di esistere i tributi, le finanze, i Romani. Tutto cancellato da quella parola di Gesù: "Seguimi". 

Gli evangelisti Luca e Marco lo chiamano anche Levi, che potrebbe essere il suo secondo nome. Ma gli danno il nome di Matteo nella lista dei Dodici scelti da Gesù come suoi inviati: “Apostoli”. E con questo nome egli compare anche negli Atti degli Apostoli. 

Pochissimo sappiamo della sua vita. Ma abbiamo il suo Vangelo, a lungo ritenuto il primo dei quattro testi canonici, in ordine di tempo. Ora gli studi mettono a quel posto il Vangelo di Marco: diversamente dagli altri tre, il testo di Matteo non è scritto in greco, ma in lingua “ebraica” o “paterna”, secondo gli scrittori antichi. 
E quasi sicuramente si tratta dell’aramaico, allora parlato in Palestina. Matteo ha voluto innanzitutto parlare a cristiani di origine ebraica. E ad essi è fondamentale presentare gli insegnamenti di Gesù come conferma e compimento della Legge mosaica. 

Vediamo infatti – anzi, a volte pare proprio di ascoltarlo – che di continuo egli lega fatti, gesti, detti relativi a Gesù con richiami all’Antico Testamento, per far ben capire da dove egli viene e che cosa è venuto a realizzare. Partendo di qui, l’evangelista Matteo delinea poi gli eventi del grandioso futuro della comunità di Gesù, della Chiesa, del Regno che compirà le profezie, quando i popoli "vedranno il Figlio dell’Uomo venire sopra le nubi del cielo in grande potenza e gloria" (24,30). 

Scritto in una lingua per pochi, il testo di Matteo diventa libro di tutti dopo la traduzione in greco. La Chiesa ne fa strumento di predicazione in ogni luogo, lo usa nella liturgia. Ma di lui, Matteo, sappiamo pochissimo. Viene citato per nome con gli altri Apostoli negli Atti (1,13) subito dopo l’Ascensione al cielo di Gesù. Ancora dagli Atti, Matteo risulta presente con gli altri Apostoli all’elezione di Mattia, che prende il posto di Giuda Iscariota. Ed è in piedi con gli altri undici, quando Pietro, nel giorno della Pentecoste, parla alla folla, annunciando che Gesù è "Signore e Cristo". Poi, ha certamente predicato in Palestina, tra i suoi, ma ci sono ignote le vicende successive. La Chiesa lo onora come martire.

Patronato: Banchieri, Contabili, Tasse
Etimologia: Matteo = uomo di Dio, dall'ebraico
Emblema: Angelo, Spada, Portamonete, Libro dei conti


Martirologio Romano: Festa di san Matteo, Apostolo ed Evangelista, che, detto Levi, chiamato da Gesù a seguirlo, lasciò l’ufficio di pubblicano o esattore delle imposte e, eletto tra gli Apostoli, scrisse un Vangelo, in cui si proclama che Gesù Cristo, figlio di Davide, figlio di Abramo, ha portato a compimento la promessa dell’Antico Testamento.


Storia della Parrocchia


Testo tratto da: "Campo di Giove GUIDA ILLUSTRATA" a cura dell'ICEF (Istituto di Cultura ed Educazione Francescana), 1996.


Si presume che la Chiesa sia sorta dalle e sulle fondamenta di un tempio pagano dedicato a Giove o Maja.


La conversione della gente Peligna al Cristianesimo, per quanto possa sostenersi graduale, non poteva non iniziare almeno nel I secolo d.C. attraverso i contatti delle popolazioni romane con quelle peligne e che la via Valeria consentiva. E' certo che Sulmona, grazie all'opera evangelizzatrice di S. Feliciano di Foligno, abbracciò la religione cristiana nel secolo III, mentre Corfinio capitolò al cristianesimo, grazie alla parola di S. Panfilo nel VII secolo.


Non è quindi arbitrario sostenere che la gente di Campo di Giove nel secolo X dovesse essere ormai tutta cristiana. La chiesa fu dedicata a Sant'Eustachio, Legionario romano e martire sotto l'imperatore Adriano.


Di sicuro è che la Bolla di Papa Lucio III dell'anno 1183, indirizzata ad Odorisio Vescovo di "S. Pelino", registrava tra le chiese Valvensi anche quelle di "Ecclesie S. Eustachii et S. Pauli que sunt in Campo Jovis".


Il dato inoppugnabile viene ribadito dalla bolla di Clemente III del 1188 rivolta allo stesso vescovo.


Le motivazioni che sono alla base per la scelta di Sant'Eustachio come Patrono della Comunità offerte dagli studiosi, non ultimo l'Orsini, se meritano attenzione e rispetto per la logica consequenzialità, non risultano essere l'esito di documentazione storica incontrovertibile.


Le notizie interessanti sono quelle rlative al 1572, anno in cui il tempio fu ricostruito, probabilmente a seguito del drammatico terremoto del 1561-62 e quelle di tipo archeologico, rinvenute durane i lavori di restauro e di sostegno, laddove furono rinvenuti reperti di origine romana, utilizzati nella costruzione delle fondamenta dell'attuale tempio.


Gli ultimi interventi sulla chiesa sono stati operati negli anni 1990-1992 da parte del Provveditorato Regionale alle OO.PP.: consolidamento statico e rifacimento tetto.


All'interno si può ammirare il "Coro in Noce" del sec. XV, di presunta attribuzione (per alcuni studiosi) al Pecorari mentre per altri è da attribuirsi a Paolo Balcone.


Altro elemento di pregio è la "Nicchia in legno" che rappresenta in 16 raffigurazioni la vita miracolosa di Sant'Eustachio.

Inoltre menzione merita la "Croce astile" del secolo XV, probabile dono dei marchesi Belprato ed espressione artistica orafa ed argentiera di Sulmona.


La facciata esterna e la stessa distribuzione architettonica e volumerica, probabilmente hanno ricevuto interventi che non hanno minimamente turbato l'architettura lombarda, il suo aspetto lineare e la sua più che decorosa significatività di risultanza estetica effettuale.

I materiali costruttivi utilizzati, non potevano che essere quelli che la Majella madre offriva ed offre abbondantemente: pietra concia.